Il gioco d’azzardo: dagli antichi romani in poi

Spesso se ne parla come se fosse una cosa nata da pochi anni, ma il piacere del gioco era conosciuto già nei tempi andati, a partire dagli antichi romani che adoravano giocare ai dadi a sei facce. La versione più antica di questo gioco era l’astragalo. Si trattata di un piccolo osso di bovino formato da quattro alti diversi e probabilmente usato dai tempi più remoti. In fin dei conti si doveva pur fare qualcosa per passare il tempo.

Il gioco come passatempo

Provate ad immaginare l’uomo nella preistoria, escludendo il tempo passato alla ricerca di cibo, non aveva molto da fare. Non sapevano scrivere, quindi non avevano da leggere, niente TV, niente internet, non c’era la musica, niente: così si sono inventati qualche gioco per trascorrere le lunghe ore invernali. Alla creazione del gioco ha fatto subito seguito quella della scommessa sulla sorte così, ogni gioco, anche oggi, ha la sua scommessa, vedi su scommesselive per avere la conferma.

A Treviso ha da poco avuto fine un evento dal nome “L’azzardo del sorteggio: storia dei giochi di fortuna”, un evento molto interessante che ha svolto un ruolo educativo nei confronti del gioco d’azzardo che va praticato con coscienza, senza trasformarsi in malattia. La colpa, però, non è dei luoghi dove si fanno le scommesse, ma delle persone e l’esempio arriva proprio da questo evento che ci racconta che l’Imperatore Augusto perdeva 20 mila sesterzi al giorno per le scommesse.

Il gioco delle scommesse diventerà fonte di vantaggi finanziari solo nel ‘200, quando anche lo Stato della Chiesa si renderà conto che quello che vietavano poteva rendere bene, quindi da una parte la morale e dall’altra il sostegno. La vera ludopatia, come la definiamo noi oggi, fa capolino nel ‘500 , tanto che presero piede scommesse su tutto, compreso il sesso dei nascituri (attestato da una cedola fiorentina del 1556).

A chi non è mai capita di dire “Scommettiamo che…?” che era addirittura il titolo di una trasmissione televisiva di otre 25 anni fa? È insito nel nostro DNA e, come in qualsiasi altra cosa, c’è chi sa controllarsi e chi no, non dipende da nessun’altro.

 

Il gioco d’azzardo: dagli antichi romani in poi

Spesso se ne parla come se fosse una cosa nata da pochi anni, ma il piacere del gioco era conosciuto già nei tempi antichi, a partire dagli antichi romani che adoravano giocare ai dadi a sei facce., ma la versione più antica di questo gioco era l’astragalo. Si trattata di un piccolo osso di bovino formato da quattro alti diversi e probabilmente usato dai tempi più remoti. In fin dei conti si doveva pur fare qualcosa per passare il tempo.

Il gioco come passatempo

Provate ad immaginare l’uomo nella preistoria, escludendo il tempo passato alla ricerca di cibo, non aveva molto da fare. non sapevano scrivere, quindi non avevano da leggere, niente TV, niente internet, non c’era la musica, niente: così si sono inventati qualche gioco per trascorrere le lunghe ore invernali. Alla creazione del gioco ha fatto subito seguito quella della scommessa sulla sorte così, ogni gioco, anche oggi, ha la sua scommessa, vedi su scommesselive per avere la conferma.

A Treviso ha da poco avuto fine un evento dal nome “L’azzardo del sorteggio: storia dei giochi di fortuna”, un evento molto interessante che ha svolto un ruolo educativo nei confronti del gioco d’azzardo che va praticato con coscienza, senza trasformarsi in malattia. La colpa, però, non è dei luoghi dove si fanno le scommesse, ma delle persone e l’esempio arriva proprio da questo evento che ci racconta che L’Imperatore Augusto perdeva 20 mila sesterzi al giorno per le scommesse.

Il gioco delle scommesse diventerà fonte di vantaggi finanziari solo nel ‘200, quando anche lo Stato della Chiesa si renderà conto che quello che vietavano poteva rendere bene, quindi sa una parte la morale e dall’altra il sostegno. La vera ludopatia, come la definiamo noi oggi, fa capolino nel ‘500 , tanto che presero piede scommesse su tutto, compreso il sesso dei nascituri (attestato da una cedola fiorentina del 1556)

A chi non è mai capita di dire “Scommettiamo che…?” che era addirittura il titolo di una trasmissione televisiva di otre 25 anni fa? È insito nel nostro DNA e, come qualsiasi altra cosa, c’è chi sa controllarsi e chi no, non dipende da nessun’altro.

 

Il gioco d’azzardo: dagli antichi romani in poi

Spesso se ne parla come se fosse una cosa nata da pochi anni, ma il piacere del gioco era conosciuto già nei tempi antichi, a partire dagli antichi romani che adoravano giocare ai dadi a sei facce., ma la versione più antica di questo gioco era l’astragalo. Si trattata di un piccolo osso di bovino formato da quattro alti diversi e probabilmente usato dai tempi più remoti. In fin dei conti si doveva pur fare qualcosa per passare il tempo.

Il gioco come passatempo

Provate ad immaginare l’uomo nella preistoria, escludendo il tempo passato alla ricerca di cibo, non aveva molto da fare. non sapevano scrivere, quindi non avevano da leggere, niente TV, niente internet, non c’era la musica, niente: così si sono inventati qualche gioco per trascorrere le lunghe ore invernali. Alla creazione del gioco ha fatto subito seguito quella della scommessa sulla sorte così, ogni gioco, anche oggi, ha la sua scommessa, vedi su scommesselive per avere la conferma.

A Treviso ha da poco avuto fine un evento dal nome “L’azzardo del sorteggio: storia dei giochi di fortuna”, un evento molto interessante che ha svolto un ruolo educativo nei confronti del gioco d’azzardo che va praticato con coscienza, senza trasformarsi in malattia. La colpa, però, non è dei luoghi dove si fanno le scommesse, ma delle persone e l’esempio arriva proprio da questo evento che ci racconta che L’Imperatore Augusto perdeva 20 mila sesterzi al giorno per le scommesse.

Il gioco delle scommesse diventerà fonte di vantaggi finanziari solo nel ‘200, quando anche lo Stato della Chiesa si renderà conto che quello che vietavano poteva rendere bene, quindi sa una parte la morale e dall’altra il sostegno. La vera ludopatia, come la definiamo noi oggi, fa capolino nel ‘500 , tanto che presero piede scommesse su tutto, compreso il sesso dei nascituri (attestato da una cedola fiorentina del 1556)

A chi non è mai capita di dire “Scommettiamo che…?” che era addirittura il titolo di una trasmissione televisiva di otre 25 anni fa? È insito nel nostro DNA e, come qualsiasi altra cosa, c’è chi sa controllarsi e chi no, non dipende da nessun’altro.