Influencer e gioco d’azzardo: una collaborazione pericolosa?

Negli ultimi anni, gli influencer sono diventati figure centrali nel marketing digitale. La loro capacità di influenzare gusti e comportamenti ha conquistato anche settori delicati come quello del gioco online. Sempre più spesso, infatti, personaggi seguiti sui social promuovono casinò digitali, app di scommesse e piattaforme di gioco, presentandole come esperienze divertenti e vincenti.
Dietro questa patina luccicante, però, si nasconde un problema di fondo: quanto è etico — e legale — affidare la promozione di attività a rischio a figure nate per intrattenere e persuadere?

L’influenza che muove il mercato

Per le aziende di gambling, gli influencer rappresentano un canale pubblicitario potente. Raggiungono pubblici specifici, parlano il linguaggio dei giovani e creano un rapporto di fiducia difficile da ottenere con la pubblicità tradizionale.
Un video su TikTok o una diretta su Twitch può attirare centinaia di nuovi utenti in poche ore, generando un ritorno economico immediato per le piattaforme.
Il problema nasce quando la promozione supera la linea della responsabilità: spesso si enfatizzano le vincite, si mascherano i rischi e si dà l’illusione di un gioco semplice e redditizio, tutti concetti che le piattaforme ADM per esempio presenti su https://www.bankonbet-italia.com/, devono rispettare.

Il lato oscuro delle collaborazioni

Molti influencer che promuovono casinò online guadagnano in base alle perdite degli utenti che si iscrivono tramite i loro link o codici. Questo modello di partnership crea un evidente conflitto d’interesse: più un follower perde, più l’influencer guadagna.
Inoltre, alcuni contenuti mostrano sessioni di gioco sponsorizzate o con crediti virtuali, facendo credere agli spettatori che le vincite siano reali. Il rischio è quello di costruire un’immagine distorta del gioco d’azzardo, dove la fortuna sembra sempre dalla parte di chi gioca.
Il risultato? Una normalizzazione del gioco, soprattutto tra i più giovani, che spesso non percepiscono la differenza tra intrattenimento e rischio economico.

Il Decreto Dignità: tutela o limiti elusi?

In Italia, il Decreto Dignità ha introdotto dal 2018 un divieto quasi totale di pubblicità del gioco d’azzardo, con l’obiettivo di proteggere i cittadini, in particolare i minori, da messaggi che incentivano il gioco irresponsabile.
Il problema è che il mondo dei social si muove in una zona grigia: un video o una “storia” non sempre è riconoscibile come pubblicità, e spesso i contenuti sponsorizzati sfuggono ai controlli.
Così, mentre le televisioni e i giornali devono rispettare regole chiare, sui social continuano a circolare messaggi promozionali mascherati da semplice intrattenimento. È una contraddizione evidente: la legge vieta la pubblicità, ma il marketing d’influenza ne elude lo spirito sfruttando la popolarità e la complicità del linguaggio digitale.

Tra libertà e responsabilità

L’influencer marketing, di per sé, non è negativo. Se usato con trasparenza, può anche diventare uno strumento educativo, per spiegare il gioco responsabile, le probabilità di vincita reali e i limiti di spesa.
Il problema è che oggi prevale la logica del profitto: pochi creator rispettano i principi di responsabilità sociale, e ancora meno informano i follower sui rischi legati alla dipendenza o alle truffe online.
Servirebbero regole più chiare e sanzioni mirate, ma anche un impegno etico da parte di chi ha influenza. Essere un influencer significa anche prendersi la responsabilità del messaggio che si diffonde.

Alla domanda “servono davvero questi influencer senza se e senza ma?” la risposta è no. O, almeno, non in questa forma.
Il loro ruolo può essere utile solo se accompagnato da trasparenza, rispetto delle regole e consapevolezza del rischio che il gioco d’azzardo comporta.
Il Decreto Dignità non è solo una norma: rappresenta un principio di tutela che oggi andrebbe esteso anche alle nuove forme di comunicazione online.
Perché nel mondo del gioco, la linea tra intrattenimento e dipendenza è sottile — e chi ha il potere di influenzare, ha anche il dovere di non spingerla oltre.