Dislessia: ad ognuno il suo ruolo

La dislessia colpisce sempre un numero maggiore di bambini, ma spesso viene sottovalutata e non riconosciuta fino a quando, il disturbo, non può più essere corretto completamente. Premesso che se preso in tempo e con le giuste modalità la dislessia può essere tranquillamente recuperata, dobbiamo tener presente che il primo aiuto parte proprio dalla famiglia che ha il bambino sotto gli occhi fin dalla sua nascita.  Quando si notano anomalie nel linguaggio, difficoltà davanti a certi ostacoli è bene mettersi in moto partendo con una consultazione del pediatra. È importante intervenire il prima possibile per evitare strascichi durante la crescita e per agevolare il più possibile il bambino nel suo rapporto con la scuola. Per la diagnosi, uno staff di specialisti valuterà elementi come il tempo di lettura, il  numero di errori commessi, la comprensione, l’autonomia, il modo di scrivere (disgrafia), l’eventuale inversione dei numeri (discalculia) ed una serie di riflessi e tempistiche.

Attenzione! Un bambino dislessico, non è un bambino ritardato, quindi la certificazione, prima di essere richiesta, andrebbe accuratamente valutata poiché può essere più nociva che altro. Per intenderci, un bambino lento nel leggere, ma che comprende il testo senza problemi e, anche se con errori, svolge i compiti da solo, può presentare un lieve grado di dislessia ma è un problema che con un po’ di lettura e di aiuto nei compiti risolverà tranquillamente.

Secondo gli studiosi, il ruolo educativo dei genitori è il fondamento necessario ad individuare e risolvere il problema della dislessia. L’attenzione e la spinta deve venire principalmente dalla famiglia, solo in seguito e nei casi più gravi si chiameranno in campo psicologi, logopedisti, neurologi, e operatori scolastici. Oggi sono molti gli strumenti a favore di chi è dislessico, ma questo non vuol dire che i bambini non vadano stimolati e aiutati a farne a meno.